Alfredo Martini

Ha perduto il figlio che non aveva.

Alfredo Martini ha due figlie, Silvia e Milvia. Franco l’ha trovato strada facendo, e non poteva trovarlo in altra maniera, in altro luogo, perché la strada, per Alfredo, e anche per Franco, è stata scuola e palestra, maestra e orizzonte, corsia e banchina, stella cometa.

L’ha trovato, cresciuto, adottato, poi istruito ed educato (anche se Alfredo si affretterebbe a precisare che Franco non aveva bisogno di istruzione né tantomeno di educazione, perché era già istruito e ancora più educato, di suo), poi affascinato, sedotto, conquistato. Giorno dopo giorno.

Franco, che quando correva era uomo da gare in linea, da classiche che si consumano dalla mattina alla sera, da commissario tecnico si è trasformato, anche lui, in un fondista. E più che la potenza, ha finito con il privilegiare la resistenza. Più che lo spunto, la riserva. Più che lo scatto, la regolarità. Più che il brivido, la certezza.

Alfredo e Franco abitavano a trentacinque chilometri di distanza: Sesto Fiorentino e Casalguidi. Franco li volava, quei trentacinque chilometri. In macchina, in moto, anche in bici. Prima diceva vengo a prendere un caffè, poi non c’era neanche più bisogno di dirlo, il caffè lo si metteva su in un attimo, anzi era lì che aspettava, e con la tazzina di caffè ormai c’era anche un biscottino, perché Alfredo lo sapeva che a Franco, un biscottino, faceva anche piacere, e l’affetto si misura anche così, dolcemente, con dolcezza, con un dolce.

Per quanto Franco imparasse, solo Alfredo sapeva, in certe circostanze, sorprendere tutti. Alla fine, quello che Franco cercava da Alfredo era solo una conferma alle proprie scelte, un sì ai propri sì. E Alfredo dice che non ricorda dubbi o incertezze, c’erano sempre le stesse vedute, gli stessi punti di vista. Poi si può anche sbagliare, e si sbaglia, ma lo si è fatto e lo si fa in buona fede, e d’altra parte il ciclismo non è poi una scienza esatta se non in quel giorno, su quel percorso, con quell’uomo.

di Marco Pastonesi (La Gazzetta dello Sport)


Lettera di Alfredo Martini
Mi si chiede : ma chi è Franco?...
Mi fa piacere mi sia rivolta questa domanda al presente e non diversamente; infatti, Franco è ancora insieme a noi, come se quell'infinito viaggio non lo avesse mai intrapreso.

È con noi nella vita quotidiana, é con noi nei nostri pensieri, ed é sempre con noi quando per ingannare il tempo tentiamo di divertirci. Si, Franco è sempre stato ed è con noi. Lo é di più, quando pensiamo bene del prossimo, lo é nei momenti che siamo portati ad aiutare coloro che hanno piu bisogno di noi, e lo é quando per istinto ci sentiamo uniti per il bene.

Di tutto ciò, Franco è il centro dei nostri riferimenti. Ecco perchè é sempre insieme a noi, insieme al gruppo, a quel gruppo che lo ha sempre amato ed al quale Lui voleva bene. La società nel suo essere, ha sempre avuto bisogno di gente per bene, lo sport di pilastri come Lui, il ciclismo ancora di più.

Così, rifacendosi agli esempi, abbiamo in Franco un portabandiera, un uomo, che sapeva l'importanza della riflessione prima di prendere delle decisioni importanti per poi agire con fermezza. Un campione nello sport in prima persona, un tecnico fra i tecnici, un galantuomo nella vita di tutti i giorni!... Quante prove di lealtà ha offerto lungo la sua vita terrena, quanti esami di capacità e di maturità ebbe a superare sia da campione come da ammiraglio azzurro!...

Da corridore dovette vincere mille difficoltà lungo quelle strade delle pietre sconnesse lassù nelle langhe del Nord, per poter far parte delle prime file nella scala dei valori. E da tecnico? Da tecnico caro Franco sei stato di una tale bravura da superare ogni più rosea previsione; i tuoi nove anni al timone della nazionale azzurra, sono stati di grande promozione al ciclismo, e non solo del nostro paese.

Franco Ballerini Franco Ballerini Franco Ballerini Franco Ballerini